Il vero amico
di Carlo Goldoni
regia Lorenzo Lavia
con MASSIMO DE FRANCOVICH, GIANNA GIACHETTI, LORENZO LAVIA, FRANCESCO BONOMO
e Federica Rosellini, Massimo Di Michele Valentina Bartolo Daniel Dwerryhouse
scene Matteo Soltanto
musiche Paolo Daniele
costumi Alessandro Lai
Perché portare in scena Il Vero Amico? Perché fa ridere, questa è la prima risposta e forse la più sensata che mi viene in mente. Ma ogni testo, ogni messa in scena è po’ come una matrioska, ogni bambola, ne nasconde un’altra al suo interno e bisogna aprirla, per scoprire quella più piccola e misteriosa, un po’ come succede se si studia questa commedia, che a mio avviso è forse la più completa dal punto di vista drammaturgico dell’opera Goldoniana, anche se la meno rappresentata. Ed è Goldoni, che per la prima volta si pone il problema di un teatro d’azione più che di parola e lo dice lui stesso riferito a Il Vero Amico, ed è anche per via di questo testo che nasce la famosa diatriba tra Diderot e Goldoni, dove il francese lo accusa di copiare Molière, infatti nel personaggio di Ottavio possiamo ritrovare l’Arpagone de L'avaro, anche lui con il problema della cassetta, oggetto simbolico e perturbante per tutti i personaggi all’interno della commedia, che a turno dovranno affrontare il loro proprio doppio che l’autore ci vuol far notare già dal significato dei nomi dei singoli personaggi. Però alla fine lo scopo della messa in scena è far ridere, e non è obbligatorio voler vedere per forza la bambola più piccola.
Lorenzo Lavia